
Apprendere il Taiji Quan è simile, ad educare se stessi, procedendo dalle elementari fino all’università, dove si raccoglie gradualmente sempre maggior conoscenza.
Senza il fondamento di istruzione delle elementari e delle superiori non si è in grado di seguire i corsi universitari.
Per comprendere il Taiji Quan bisogna iniziare dalle elementari e proseguire gradualmente, verso lo stadio avanzato.
Nella pratica bisogna essere precisi in ogni singola postura, inizialmente è sufficiente mantenersi eretti in posizione verticale, inizialmente il corpo e i movimenti possono apparire rigidi
“estremamente solidi, ma internamente vuoti”.
Praticando seriamente tutti i giorni si può gradualmente indurre il Qi a muoversi all’interno del tronco e degli arti,
“utilizzare i movimenti esterni per muovere (incanalare) l’energia interna “.
Con la padronanza delle posture si può a poco a poco acquisire la capacità di percepire lo scorrere della forza interna Jin.
Tutto il corpo va unito in maniera coordinata, unire interno ed esterno, la coordinazione interna implica l’unione di cuore e mente, di energia interna e forza, di tendini e ossa. L’unione esterna implica la coordinazione in movimento delle mani con i piedi, dei gomiti con le ginocchia, delle spalle con le anche, inoltre ci deve essere un movimento di chiusura uguale e contrario ad uno di apertura di un’altra parte del corpo e viceversa. I movimenti di apertura e chiusura si incontrano e si completano a vicenda in ogni posizione.
Allenandosi duramente nell’esecuzione della sequenza di taiji fare in modo che i movimenti siano bene coordinati e con un solo movimento si attivi il movimento di ogni parte del corpo stabilendo un sistema completo e coordinato di movimento.
Quando si è in grado di percepire un flusso di Qi regolare nel corpo..si capisce tutto, ci si sente pieni di fiducia ed entusiasmo e si a voglia di praticare maggiormente.
La pratica del Tui Shou e della sequenza di Taiji Quan sono inseparabili, qualunque carenza o imperfezione nella pratica della sequenza apparirà come debolezza nel Tui Shou.
Il processo di autoregolazione della postura consiste nel non fare movimenti inutili o non coordinati, i movimenti leggeri ma non fluttuanti (senza radici) pesanti ma non goffi.
Nel praticare la sequenza porre l’attenzione sull’utilizzo dello Yi (intenzione).
All’inizio la mente e la concentrazione sono principalmente utilizzate nell’apprendimento e nella padronanza delle sequenze esterne del Taiji Quan, progredendo bisogna concentrarsi sul rilevamento dei conflitti, delle non coordinazioni le interruzione degli arti e del corpo e tra movimento interno e esterno.
Modificando il corpo e le sequenze per assicurarsi un flusso regolare di energia interna in tutto il corpo che scorra senza intoppi, utilizzando lo Yi (intenzione) e non la forza bruta (Li).
I movimenti devono essere leggeri, cogliendo i punti importanti di ogni movimento, le azioni coordinate con il respiro, ogni parte del corpo si deve muovere in modo continuo e all’unisono.
Quando si pratica ci si dovrebbe sentire “come se ci fosse un avversario, anche se nessuno è presente” nel combattimento essere coraggiosi ma prudenti, comportarsi”come se non ci fosse nessuno, anche quando qualcuno c’è”.
“Con il continuo e fluido scorrere del Qi, in armonia con il Qi dell’universo, cosi si muove naturalmente il Qi interno dell’uomo passando da una forma fissa all’invisibilità, ci si accorge di come la natura sia meravigliosa”
I cambiamenti interni alternando ciò che è sostanziale e ciò che non è sostanziale devono essere invisibili all’esterno.
Il duro (Gong) completa il Rou (morbido) la sequenza deve essere rilassata, dinamica, elastica, vivace, ogni tecnica e ogni istante di immobilità deve essere conforme al principio del Taiji, come i movimenti di tutto il corpo.
Lo studio dell’arte marziale và condiviso con lo studio della cultura tradizionale, dove filosofia, virtù, forze e pratiche sono tutt’uno, questo studio consente di recepire e ricevere gli insegnamenti del maestro Yang.
Queste esperienze devono convergere nell’Yi Quan, l’Yi Quan non è tecnica, è uno spazio altro, dove la consapevolezza attiva le forze(attraverso l’autosservazione)e lo spirito, risultato della totalità dell’essere.
Il rito esteriore compiuto dal maestro taoista per la comunità marziale diventa rito interno, non per se stessi ne per la propria forza ne per il proprio ego.
Il merito (gong fu)è espressione della virtù, che è riflesso del Dao(TAO)come nella vacuità buddista, cioè farsi da parte
come? onorando (studiando) la cultura tradizionale cinese, un Maestro che parla solo di tecnica, non ha compreso, se parla solo di fonti vuol dire che gli allievi non sono in grado di capire.
Colmare il divario linguistico e culturale da parte degli allievi è oltre a un dovere, un atto d’amore verso il maestro la scuola e l’esistenza stessa.
Mario.