La lentezza

Lumaca sul Legno

Una volta, tanto tempo fa il tempo sembrava scorrere lento, la gente si incontrava, discuteva, cantava, stava insieme senza fretta, condivideva il cibo preparava il the, il caffe, giocava a scacchi.

Il contadino pazientemente aspettava che le piante crescessero fino al momento della mietitura, aspettava che i frutti fossero maturi per poi raccoglierli, il boscaiolo tagliava la legna d’estate in modo da poterla usare l’inverno, lo svolgersi della vita era in armonia col ciclo della natura.

Chi lavorava nei campi, seguiva i tempi naturali, rispettava la terra, la faceva riposare, tutto veniva fatto senza frenesia.

La frenesia, è una continua corsa per aver sempre più cose nelle proprie giornate, causa l’aumento dell’adrenalina nel corpo ed è fonte di stress.

La velocità fa perdere il gusto delle cose, che presto vengono dimenticate, mentre la lentezza ovvero l’attenzione nell’attimo, il fare spazio riappropriandosi del proprio tempo crea un circuito virtuoso a cui tendere.

Un giusto uso del tempo, in senso qualitativo, porta benessere sia a se stessi, che nel rapporto con gli altri che nel legame col pianeta che ci ospita.

Assaporare ogni momento presente, conferendo qualità alla nostra vita.

Percepire il respiro del corpo, il suo ritmo naturale, significa percepire il tutto (Dao).

Per ricordare e preservare il momento, si agisce e ci si muove lentamente, la lentezza offre delle ricompense fantastiche, la lentezza è memoria del tutto, una opportunità di riscoprire e assaporare momento dopo momento ciò che la vita ci offre.

Riscoprire e valorizzare la lentezza come mezzo di approfondimento e comprensione, attraverso quelle attività che del procedere lento e consapevole ne fanno la loro ricerca.

In questo la pratica del taijiquan, permette di concentrarsi sullo scorrere dell’energia nel corpo, di cogliere i particolari, permettendo di renderci consapevoli del continuo processo di trasformazione che avviene, dentro di noi.

Quando la lentezza raggiunge una certa profondità, nel silenzio del movimento, immersi totalmente nella quiete del taijiquan, lo spirito si purifica e si prova uno stato di rilassamento globale, di calma e pace della mente.

Una sorta di mistero, un’arte marziale quella del taijiquan che con volontà, può essere incorporata nella vita quotidiana e che ogni esercizio possa essere un’esperienza meravigliosa, che diventi una fonte sana, alla quale attingere.

Vivere bene è un’arte che a deve essere appresa con dedizione pazienza e comprensione.

Fermarsi a godere di un paesaggio, senza sentirsi in ritardo sulla tabella di marcia, cogliere il bello, attimi che rendono la vita degna di essere vissuta.

 

Mario Antoldi