
La pratica delle arti marziali interne inteso come metodo evolutivo
La via delle arti marziali interne Neijia (come il TaijiQuan, XingyiQuan, l’YiQuan e altre) proviene da una terra lontana da noi, la Cina, immersa in una cultura secolare fatta di osservazione e di ascolto, una via semplice e naturale , nella quale si ricerca la “propria via” in accordo con la Via.
Senza ansie ne agonismo, senza farsi attrarre da facili risultati ne lusingare da sfavillanti mete (o da strani poteri) ma dediti nel perenne ampliamento della conoscenza verso lo svelamento del Vero. L’esercizio viene eseguito in armonia con il tempo e la natura che ci ospita, un allenamento quotidiano, senza alcuna aspettativa, ne fretta di raggiungere qual si voglia obiettivo, evitando il coinvolgimento nella frenesia moderna che ci impone sempre nuovi obiettivi da raggiungere, costringendoci a rincorrere qualcosa o qualcuno, con ritmi a volte non nostri e distraendoci dal vero significato della vita.
Un’educazione che dura una intera vita, evitando la conflittualità verso gli altri e per la quantità di nozioni da apprendere. La pratica vissuta in maniera naturale trasformando gli insegnamenti dei maestri in patrimonio personale, senza esibire quanto appreso ma vivendolo naturalmente.

Dai semplici gesti a quelli più complessi, dalle posizioni fondamentali alle sequenze più impegnative mantenendo la mente calma e serena, cogliere le nostre capacità più profonde insite in noi stessi, percependo l’unità, il corpo fisico prima e in seguito le forze più sottili che lo muovono, ci permette di cogliere la globalità dell’essere, senza preoccuparsi di essere nel giusto o nell’errore ma in piena armonia con il tutto, evitando superficialità e apparenza.
Equilibrando i sensi, indirizzando i pensieri verso uno stato di quiete, consapevoli dell’energia che si espande come l’onda del mare mettendoci in relazione col il cielo e la terra partecipando attivamente al fluire vitale.
A questo punto il tempo non lo si percepirà come un nemico, (in assenza di aspettative), ma come un alleato che ci permetterà, usandolo appropriatamente, di migliorare e ampliare le nostre conoscenze, come un seme che, se coltivato nella maniera corretta, col (suo) tempo si trasformerà.
La pratica intesa come metodo, il corpo inteso come strumento, il cui centro è paragonabile a un campo da coltivare, il seme paragonabile all’insegnamento appreso. Per permettere al seme di crescere bisogna accudirlo, cioè nutrirlo con tutte le attenzioni necessarie, in tal modo maturando darà i suoi frutti, nel rispetto dei tempi naturali.
Così la pratica delle arti marziali interne se concepita nel modo coretto (metodo tradizionale) nel rispetto dei tempi personali, ci permette di comprendere che l’essere umano fa da ponte tra la terra e il cielo, la prima per sua natura stabile e il cielo indefinibile e intangibile. La prima definita come un quadrato, la seconda come un cerchio (la forma perfetta, secondo Platone) .
La tendenza dell’essere umano in quanto emanazione del Divino a trovarsi in perfetta sintonia con il principio originario, il quadrato iscritto in un cerchio. E’ un simbolo che si trova in varie raffigurazioni precristiane e buddiste, simbolo grafico ripreso anche dal genio/artista/scienziato/ricercatore Leonardo da Vinci che raffigura un uomo che si erge con forza e stabilità a braccia aperte al centro del quadrato all’interno di un cerchio .
La quadratura comporta un principio d’ordine, innato nell’uomo e che in un sistema dualistico si contrappone al cerchio che rappresenta potenze celesti, con la raffigurazione leonardesca si nota che il secondo paio di membra poggiando sul cerchio suggerisce un andamento cinetico della figura umana, perdendo quella caratteristica di staticità favorendo l’idea a un moto circolare all’interno di una ruota.
La stessa dinamicità che si ritrova nel praticare dei movimenti che sono in sintonia tra loro e nello stesso tempo muovono qualcosa dentro di noi. Questo permette tramite i sensi, la percezione di sensazioni, che si sviluppano spontaneamente dal forte contenuto emozionale, generando un senso di benevola riflessione sul significato della propria esistenza dentro al mondo naturale.
La bellezza della rappresentazione che ne deriva è un insieme di qualità, che comporta una certa armonia intrinseca con la natura suscitando nell’osservatore un senso di piacere e nel esecutore un senso di appartenenza di fusione col tutto , in altre parole ESSERE.
Articolo scritto da Mario Antoldi