
Durante una lezione di Taijiquan innumerevoli volte ci si sente dire <<rilassati>> o <<lascia andare i pensieri, le preoccupazioni, accogli ilTaijiquan come unico impegno; un movimento alla volta e svuotati di tutto il resto>>.
Cosi un po’ alla volta ci si lascia andare e lentamente si scivola nella percezione, nel “sentire”…
Qualsiasi concezione si abbia sul Taijiquan, muta in base al livello di pratica, più è alto, maggiore sarà l’ascolto e maggiore sarà la comprensione.
Tutti coloro che praticano il Taijiquan sanno che è fondamentale mantenere la concentrazione sulla tecnica, sulla concatenazione dei movimenti strutturali, che vanno ripetuti per molti anni.
Affinché si possa raggiungere un buon livello i pensieri diventano meno ingombranti, e si fa spazio un singolo pensiero indirizzato al Taiji.
Lo stato emozionale è importante nella pratica del Taijiquan, infatti mano a mano che si progredisce in questa arte ci si rende conto che avere una comprensione profonda dei principi interni che la sorreggono è fondamentale per permeare il mistero .
A volte si sottovaluta o viene poco considerato il bagaglio emozionale di ognuno di noi, che appensantisce la pratica del Taiji, mentre “svuotarsi” permette di affrontare la pratica in maniera più leggera, in modo da divenire tutt’uno con l’essenza del Taiji.
La comprensione che va oltre la parte strutturale/tecnica, è per pochi, tale comprensione è per coloro che la penetrano addentrandosi nella vastità della pratica.
A volte le difficoltà alla comprensione sono date dal momento non opportuno o perché si ostacola il processo di svuotamento e non si vuol sentire le istruzioni interne, del nostro “maestro” interiore.
Delle volte per smuovere questi blocchi ci vogliono anni di lavoro, sia da parte del maestro sia da parte dell’allievo. I cambiamenti avvengono in tempi lunghi, ma avvengono se ci si affida con fiducia.
Tutti in maniera diversa beneficiano della pratica del Taiji, a prescindere dal livello tecnico o della comprensione delle “vie interne”.
Praticare rimane sempre meglio che non praticare, purché l’insegnamento ci venga trasmesso in maniera corretta.
Osservare un maestro o un praticante di alto livello, mentre in “totale presenza” esegue una concatenazione di movimenti, è fonte di ispirazione per progredire in questa splendida arte.
Buona pratica
M.Antoldi