
Perché insegnare? Sono molte le motivazioni che spingono un allievo a diventare insegnante.
Per soddisfare le proprie ambizioni…?
Per fini personali …?
Per il piacere di comandare e di imporsi…?
O esistono altri motivi?
Alcuni maestri o istruttori di Taijiquan, insegnano tutto ciò che sanno troppo velocemente, senza aspettare i naturali tempi di comprensione dell’allievo, cosi che in breve tempo, esaurite le loro (limitate) conoscenze, per timore di perdere gli allievi, insegnano forme e sequenze delle quali hanno loro stessi una comprensione superficiale.
In altri casi di istruttori fai-da-te, senza un percorso formativo qualificato, approfittando dell’ignoranza del principiante, si vantano di capacità straordinarie e di insegnamenti segreti ricevuti da misteriosi maestri e inventano nuove forme dai complessi movimenti.
Altri istruttori approfittano della lezione per praticare, provare nuove tecniche non ancora assimilate, utilizzano la lezione per esercitarsi, tralasciando e dimenticandosi dello studente.
La pratica quotidiana personale da parte dell’insegnante è auspicabile ma deve essere fatta in tempi diversi dalle lezioni.
Il rapporto che unisce l’insegnante all’allievo, deve essere fondato sul rispetto reciproco, sulla consapevolezza che l’attenzione va posta sull’allievo e non su di sé; questo è un fattore importantissimo.
Insegnare, significa avere una comprensione profonda e comunque incrementarla continuamente. Avere interiorizzato e fatto propri i princìpi del Taiji, attraverso l’empatia che si crea con lo studente rende possibile lo scambio, la trasmissione della conoscenza avviene a livelli vibrazionali sottili, invisibili e inesplicabili, attraverso una vigile presenza dell’insegnante, liberi da aspettative in uno uno stato di vuoto.
L’intento di dedicarsi all’insegnamento e alla trasmissione di quest’arte, mantenendone e preservando l’eredità di inestimabile valore senza travisarla, deve essere la conseguenza di un impegno fuori dell’ordinario, al di fuori di ruoli di scuola o per interessi economici.
La pratica del Taijiquan come altre discipline di sviluppo armonico dell’essere, deve permettere allo studente di realizzare il proprio percorso, in quanto il vissuto, l’educazione, la cultura, i traumi subiti, l’ambiente e la condizione sociale che hanno formato la personalità sono diversi da quelle dell’insegnante.
Ognuno di noi ha un proprio destino, una sua storia, che và rispettata in quanto diversa dalla nostra.
Compito del l’insegnante o istruttore è quello di aiutare lo studente a trovare dentro di se, risvegliando la voglia di “tornare a casa”, alla vera natura originaria, all’intima essenza del proprio essere.
L’insegnante evolvendo e migliorandosi continuamente, potrà osservare i cambiamenti negli allievi, frutto del loro lavoro svolto con impegno. In nessun caso andranno forzate le idee dell’allievo, sarà lui che deciderà di iniziare la sua trasformazione.
La funzione dell’insegnante è quella di indicare la Via con amorevole cura, senza costrizioni ne obblighi verso il discente.
Lo studente dovrà, rispecchiarsi nel comportamento dell’insegnante, riponendo in lui le aspirazioni più nobili.
Insegnare è condividere il proprio entusiasmo, accendendo in altre persone la fiamma, della ricerca e della pratica, trasformandola in fuoco che arde per la conoscenza.
La pratica del Taijiquan è una scelta personale di libertà.
M.Antoldi