Taiji Quan: Una chiave per ritrovare la nostra essenza

key in nature

key in nature

Il Taiji Quan è uno stile interno di Kung Fu profondamente permeato dalla filosofia taoista ed è uno strumento molto efficace per il raggiungimento della consapevolezza corporea e interna. I principi filosofici taoisti, specialmente se abbinati in modo consapevole alla pratica, guidano l’allievo verso una comprensione più ampia di sé e delle situazioni vissute nel quotidiano e di quelle di relazione.

I termini taoisti YIN e YANG identificano tra l’altro il maschile e il femminile, e molti altri opposti-complementari che sono la base delle più antiche discipline taoiste cinesi come il Taiji Quan

Nonostante la nostra vita occidentale abbia radici culturali differenti rispetto alla concezione filosofica orientale, si può cogliere, nel continuo alternarsi dello Yin allo Yang la chiave per porre rimedio a squilibri e riportare ordine in modo armonico tra corpo e mente, tra uomo e donna, tra materialità e spiritualità, tra forza e morbidezza. 

La pratica del Taiji Quan ci dà la dimostrazione fisica di come la cedevolezza e la morbidezza possano prevalere sulla forza e sulla durezza; ci offre una risorsa per rivalutare le potenzialità dello YIN (femminile), utile strumento per le donne che desiderano ritrovare la potenzialità del proprio essere profondo ancestrale, del proprio essere motore della vita. Può altresì aiutare a far riemergere in modo riequilibrato la fermezza e la forza dello YANG (Maschile) anche nella donna che, spaventata dall’aggressività esterna, rifugge dall’emulazione maschile, disconoscendo nella propria essenza la pur necessaria, componente maschile; inoltre può essere un valido strumento per l’uomo anch’esso vittima del tempo moderno, ossessionato da prestazioni che lo pongono in un interminabile conflitto allontanandolo sempre più dalla vita, dall’amore; uno strumento che gli permette di scoprire dentro di sé la tenerezza di un bimbo. 

Il Taiji Quan ci appare come una sequenza di movimenti di lentezza misurata, nella quale si alternano figure che ci rimandano alle delicate movenze di alcune specie di animali come la gru bianca che spiega le ali, il serpente che mostra la lingua, la scimmia che prende la frutta e altre ancora. La bellezza dei movimenti è arricchita dalla morbidezza e a volte dalla fermezza che si esprime in alcuni eventi naturali, come il fluire dell’acqua, l’agitarsi delle nuvole, il calore e l’espansione del fuoco. 

Durante la pratica si impara a percepirsi come unità, a sentire la propria energia scorrere dentro di sé, ad ascoltare il respiro, il corpo, le emozioni, le esigenze e i desideri e, così facendo, anche gli aspetti più profondi della propria umanità vengono a galla. 

Il tipo di attenzione posta negli esercizi favorisce lo sviluppo di un’attitudine all’ascolto completo del proprio esistere. 

La pratica degli esercizi può essere destinata a due macroaree di ricerca: l’ascolto del mondo interiore e l’ascolto nel mondo delle relazioni. In realtà queste due aree sono sempre interconnesse, ma è possibile portare su di esse specifiche attenzioni:

a) Gli esercizi individuali sono particolarmente adatti per l’ascolto del proprio mondo interiore, quindi per l’introspezione, la gestione dell’energia e il contatto col proprio corpo.

B) Gli esercizi a coppie si prestano, invece, allo sviluppo dell’ascolto di noi stessi in tutte le situazioni in cui abbiamo a che fare con altre persone: relazioni di coppia, ambiti di lavoro, situazioni corali e altro.

Ad esempio il “Tui Shou” pratica che viene eseguita in coppia, ci permette di relazionarci con l’esterno, di rielaborare la nostra relazione con “l’altro”, dimensione imprescindibile della nostra vita sociale che il “Tui Shou”, parte integrante del Taiji Quan ci permette di rivisitare

Oggi la vita sociale ci allontana sempre di più da un contatto umano inteso come manifestazione delle nostre emozioni. Molti di noi temono, non gradiscono e evitano questo approccio, perché non hanno gli strumenti per poter codificare tali manifestazioni. Nell’esercizio a due ci riappropriamo di quegli strumenti indispensabili per relazionarci con chi ci è accanto o di fronte attraverso l’ascolto, la cedevolezza, la morbidezza, l’aderire, il seguire: strumenti questi dimenticati perché sostituiti dall’aggressività, dalla prepotenza, dal protagonismo. . 

La pratica con un partner quindi, non deve essere vissuta in modo antagonista, ma piuttosto come un’apertura verso la comprensione dell’altro. Scoprire le somiglianze fa comprendere e accettare le diversità. Si apprende il rispetto, la tolleranza e si partecipa al DAO  (via-vita). 

Il Taijiquan riapre una finestra sull’esterno ci rieduca a relazionarci.

<p><span style="font-weight: 400;">La pratica del Taiji Quan ci dà la dimostrazione fisica di come la cedevolezza e la morbidezza possano prevalere sulla forza e sulla durezza</span></p>